sabato 24 dicembre 2011

Le 13 notti sante

Tratto da R. Steiner "Conferenza di Hannover, 26 dicembre 1911"


(...) Ma per colui i cui occhi spirituali vengono aperti, i tredici giorni e le tre­dici notti fra il 24 dicembre ed il 6 gennaio sono un periodo di profonde esperienze spirituali.

Parallelamente all'esperienza del seme della pianta nelle profondità naturali della Terra, si ha veramente un'esperienza spirituale nelle profondità spirituali del­la Terra. Il veggente cui ciò sia possibile (o in virtù di qualche facoltà chiaroveggente ereditata, o come risul­tato di esercizi spirituali) può sentire come se egli stes­so penetrasse in queste profondità spirituali. Durante questo periodo di tredici giorni tredici notti, il chia­roveggente può scorgere quello che deve accadere al­l'uomo per il fatto di essere passato attraverso quelle incarnazioni terrene che si sono svolte sotto l'influsso delle forze luciferiche dal principio  dell'evoluzione della Terra fino alla nostra epoca. 
Le sofferenze del ka-maloca che l'uomo deve sopportare nel mondo spiri­tuale per il fatto che Lucifero si è posto al suo fianco sin da quando egli cominciò ad incarnarsi sulla Terra, si vedono in modo chiaro nelle grandi, possenti im­maginazioni che possono presentarsi all'anima duran­te i tredici giorni e le tredici notti fra la celebrazione del Natale quella del 6 gennaio, l'Epifania. 
Quando il seme della pianta sta trascorrendo il suo più impor­tante periodo nelle profondità sotterranee, è il tempo in cui l'anima umana attraversa le sue più profonde esperienze. L'anima contempla tutto ciò che l'uomo deve sperimentare nei mondi spirituali a causa del fat­to che, sotto l'influsso luciferico, egli si è allontanato dalle Potenze creatrici del mondo. Questa contempla­zione avviene nel modo migliore per l'anima durante questi giorni, e la prepara al tempo stesso a quell'im­maginazione, che noi possiamo chiamare immagina­zione del Cristo, ove scorgiamo che Cristo, vincitore su Lucifero, diviene giudice delle azioni umane com­piute nelle incarnazioni sottoposte all'influsso di Luci­fero. 
L'anima umana, l'anima del chiaroveggente, vive nel periodo fra la celebrazione della nascita di Gesù e quella dell'Epifania in modo tale che il mistero del Cristo le è rivelato. Durante questi tredici sacri giorni e notti l'anima può quindi riconoscere nel modo più profondo ciò che il Battesimo di Giovanni nel Gior­dano sta a significare.
Ed è singolare come durante i secoli del cristianesimo, ovunque la possibilità della visione spirituale si sviluppava nel giusto senso, fosse a conoscenza dei veggenti anche questa relazione particolare per cui lo sguardo spirituale si approfondisce durante le tredici notti, e cioè nel periodo del solstizio d'inverno. Molte anime chiaroveggenti - iniziati ai misteri dell'età mo­derna o dotati ancora di chiaroveggenza ereditaria - ci insegnarono che nel punto più oscuro del solstizio d'inverno l'anima può avere la visione di tutto ciò che l'uomo deve soffrire a causa del suo allontanamento dallo Spirito-Cristo, e quale rimedio e catarsi è stato possibile attraverso il Mistero posto in essere nel Bat­tesimo di Giovanni nel Giordano, e conseguentemen­te attraverso il Mistero del Golgota, e come la visione durante le tredici notti sia coronata il 6 gennaio dal­l'immaginazione del Cristo. 
Così è corretto ricordare il 6 gennaio come il giorno della nascita del Cristo, e queste tredici notti come il periodo durante il quale il potere di veggenza dell'anima umana percepisce tutto ciò che l'uomo deve attraversare nelle incarnazioni da Adamo ed Èva fino al Mistero del Golgota. (...)

Natale: un'immagine per l'anima

Liberamente tratto da R. Steiner "Conferenza di Hannover, 26 dicembre 1911"


Secondo la Scienza dello Spirito l'entità spirituale del Cristo fu presente in Gesù di Nazareth per tre anni, dal Battesimo nel Giordano fino agli avvenimenti del Golgota. Questo avvenimento, l'immersione dello Spirito del Cristo in Gesù di Nazareth, era ciò che nei primi secoli cristiani veniva celebrato come un Mistero, come la nascita del Cristo. Questa era originariamente l'Epifania del Cristo, festeggiata il 6 gennaio.
Ma la capacità di penetrazione in questo profondo Mistero venne affievolendosi sempre di più con il passare del tempo. A partire dal quarto secolo in avanti, con l'avvicinarsi dell'epoca del materialismo, l'intima comprensione del Mistero del Cristo si perdette e la festa del 6 gennaio cessò di avere contenuto. La nascita del Cristo venne anticipata di 13 giorni e ritenuta coincidente con la nascita di Gesù di Nazareth.
Tuttavia sebbene questo errore sembri determinato dalla perdita di una grande verità, in esso c'è anche un'inconscia saggezza.
Negli originari calendari, il 24 dicembre è il giorno dedicato ad Adamo ed Eva. In questo modo la Nascita di Gesù di Nazareth è stata collegata, con un'inconscia saggezza, al concetto dell'origine dell'uomo nell'evoluzione terrestre, della sua origine in Adamo ed Eva.
Questo ci può portare con il pensiero alla manifestazione dello spirito dell'anima umana al momento della sua nascita, quando essa risultava ancora incontaminata dagli effetti del contatto con il corpo fisico. Alla sua nascita, all'inizio del divenire fisico terreno, troviamo il bambino, ma non solo il bambino presente in ogni essere umano, bensì il bambino così com'era prima che gli uomini nell'evoluzione terrestre arrivassero alla primissima incarnazione fisica.
Quando non fu più possibile comprendere ciò che sulla Terra era disceso dalle distese cosmiche, dalle sfere celesti e non fu più compreso ciò che era avvenuto con il Battesimo nel Giordano, venne per tanto portata un'altra certezza e cioè che all'inizio dell'evoluzione terrestre l'uomo ebbe anche sulla Terra una natura nella quale poteva confidare.
Questa festività quindi, ogni anno deve ricordare all'essere umano:"Anche se non puoi rivolgere lo sguardo alle altezze celesti e là riconoscervi il grande Spirito Solare, dal tempo del tuo inizio terrestre porti in te, nella tua anima di bambino, finché resta incontaminata dagli effetti dell'incarnazione fisica, le forze che possono darti il saldo convincimento del fatto che tu puoi riportare la vittoria sulla bassa natura da cui sei gravato (...)"
E l'uomo, andando all'origine che da lui può essere contemplata del proprio essere, può dirsi: "Qualunque cosa possa succederti, qualunque cosa possa tormentarti, qualunque cosa possa trascinarti via dalle sfere luminose dello Spirito, un tempo in te ci fu l'origine divina, ed essa deve in te sussistere pur se profondamente nascosta nella tua anima. Se riconoscerai questa più interiore forza dell'anima, potrai aver fede che la conquista delle altezze rientri nelle tue possibilità. Se tu, come per magia, puoi porti davanti all'anima tutto ciò che dell'infanzia è ancora innocente e libero dalle tentazioni della vita tenendo lontano tutto quel che è accaduto alle anime umane nelle molte incarnazioni, ottieni un'immagine dell'anima umana quale era all'inizio dell'esistenza terrena, prima che iniziassero le incarnazioni terrene"

giovedì 22 dicembre 2011

Gaia - Racconto


Gaia attendeva quel giorno con una certa emozione, con un'aspettativa ottimista, ma anche con tutta la leggerezza del cuore che da sempre la caratterizzava. Erano ormai diversi mesi che non sembrava succedere nulla di speciale, le giornate invernali si erano susseguite senza sole e aveva piovuto molto. La terra era carica d'acqua e l'aria pesante di umidità. Un cielo quasi sempre grigio sembrava immobile sopra le sue giornate che si svolgevano con un ritmo monotono, quasi cantilenante.
All'inizio dell'inverno, quando avevano iniziato le piogge ed il freddo, Gaia era stata quasi insofferente e anche se la Primavera era ancora tanto lontana, già l'attendeva sentendo il calore estivo, che il suo corpo aveva raccolto, dissolversi velocemente.
Durante l'Autunno si era preparata, senza rendersene quasi conto, al lungo Inverno che l'attendeva. Seguendo il ritmo delle stagioni, si era preparata un piccolo e caldo spazio luminoso dove attendere il ritorno del Sole.
L'insofferenza piano piano si era dissipata, il suo respiro, di giorno in giorno, si era fatto più lieve e ritmico, i suoi movimenti più contenuti e più lenti, quasi come la natura che riposa durante le stagioni fredde, per poi esplodere di vita e colori al ritorno della bella stagione.
Gaia amava pensarsi come un semino posato nel terreno, un semino che durante il freddo inverno riposa nella gelida terra, a volte ammantata di una candida coperta di neve.
Com'è paziente la natura, si ripeteva spesso, come sa attendere il giusto tempo per mesi interi, con lentezza e saggezza, coltivando il suo spazio caldo, fino a quando giunge il momento per germinare.
Mancavano pochi giorni ormai all'equinozio di primavera, il sole piano piano tornava a scaldare le sue giornate, e si sentiva in tutta la campagna circostante come un fremere di vita ancora inespressa.
Nel suo vasetto di vetro, riempito con umido cotone, due piccoli e scuri fagioli stavano mettendo radice. Gaia sapeva che tra poco sarebbe giunto il momento di spostarli in un vaso di terra e posare il vaso in un punto il cui il sole potesse aiutare quella nuova vita a crescere.
Era molto emozionata all’idea di vedere come sarebbe stata la sua piantina di fagioli color della terra scura e fertile.

Solstizio d'Inverno

In più di un articolo ho parlato del ritmo e del movimento delle stagioni, che oscillano tra l'espirazione della Primavera e dell'Estate e l'inspirazione dell'Autunno e dell'Inverno (vedi: Natale: dal buio alla luce , La Terra e lo Spirito del Cristo) ed oggi è un giorno speciale per approfondire questo tema: oggi è il Solstizio di Inverno.

Dalla Primavera all'Estate la Terra si apre all'Universo come un fiore che sboccia, ma al culmine dell'Estate, dopo la prima decade d'Agosto, nuove forze si innestano nel ciclo dell'anno in concomitanza con i giorni delle stelle cadenti; sopraggiunge così, al culmine dell'Estate, l'età del ferro, in cui le forze di questo elemento si inseriscono nella Terra.
E' ora che si annuncia la rivoluzione dell'anno che conduce l'uomo verso l'Equinozio d'Autunno e il Soslstizio di Inverno. A Settembre la Terra inizia a rinfrescare, la vegetazione si estingue e gli spiriti di natura si ritirano alle radici delle piante; l'oscurità cade sempre più presto sulle teste degli uomini e la Terra si chiude in se stessa.
Avanzando verso la soglia del Solstizio di Inverno, la Terra giunge all'apice della sua inspirazione e quel che inspira è il suo elemento animico che durante le stagioni calde era diffuso nel cosmo. Ora la Terra è come se vagasse sola nel cosmo, con il suo elemento animico ritirato in sè e le forze di coscienza manifeste.

Al crepuscolo dell'Estate, addentrandosi nelle stagioni in cui la natura muore e si oscura il mondo, l'uomo è chiamato a vincere la malinconia che lo assale; egli deve imparare a trovare dentro di sè le forze del cosmo e ad evocare in sè, la luce e il calore.
Man mano che la terra si spoglia di vita, è tempo che lo spirito inidividuale affermi la sua energia, esso deve risvegliarsi con le forze di coscienza: è ora possibile pensare più chiaramente, fare progetti per il futuro e perseguirli, perchè quando la natura appassisce, allora lo spirito umano si desta ed ha nuove forze per affermarsi. E' questo il periodo in cui l'uomo ha maggiori forze di intelletto e di azione.
Quando si avvicina l'inverno l'uomo nobile si concentra su ciò che deve compiere, sugli enigmi che deve sciogliere, su ciò che può imparare, su ciò che deve migliorare dentro di sè e intorno a sè.
In tal modo il calore della volontà si accende fin nell'organismo, questo calore divenuto più intenso, si trasforma in luce interiore, una luce che illumina il mondo mentre cala la tenebra esteriore.

Mentre l'uommo intensifica la sua azione e dà più energia al suo pensiero, la luce solare dell'Inverno penetra nelle profondità della terra e trasmette fin lì le forze che alimentano la vita che si manifesterà nella futura primavera.
Proprio nel più profondo Inverno la Terra assume il volto della Madre che sta per generare la Vita futura; il volto della Terra ricoperta di neve diventa candido e purissimo e somiglia al volto, chiaro, pallido e roseo di una donna che sta per diventare madre. La Terra ricoperta di neve assume una purezza lunare, manifestandone le forze legate alla generazione e alla riproduzione delle forme viventi.
Camminando su un paesaggio innevato, baciato dal Sole meridiano, ci si accorge inoltre che il fondo di neve e ghiaccio, crea come uno specchio cosmico che riflette i raggi e gli influssi spirituali del Sole. Quei raggi nel giorno del Solstizio discendono sulla terra e con essi la forza del Sole discende nella materia terrestre.

E' al Solstizio di Inverno che la Terra diventa madre, così come nella volta scura del cosmo, la Dea Madre genera il Fanciullo Solare, immagine che attraversa i secoli e le religioni.
L'immagine della Dea Madre con Fanciullo Solare richiama l'uomo ai suoi doveri spirituali e terreni, trasmette a chi la medita le forze più sublimi per affrontare il nuovo anno che nasce dall'oscurità dell'inverno.

Liberamente tratto da: La Scienza dello Spirito (pagina Facebook)

mercoledì 21 dicembre 2011

Floriterapia - La malattia

<< Se la malattia ha un senso, la sua finalità più sottile e profonda va colta dietro le sue manifestazioni esteriori, va compresa e accolta. (...) Va assecondata, accompagnata e riconosciuta, non repressa o combattuta senza comprenderla. E la visione che permette di non resistere alla malattia ma di accoglierne il messaggio, implica una consapevolezza ardita, richiede una capacità di saper soffrire e di saper cavalcare l'esperienza gestendo strumenti di interiorizzazione e percezione sottile che non sono mai scontati e usuali.
(...) Occorre darsi strumenti per avanzare nel cammino, equipaggiarsi per un buon lavoro di autocoscienza, per riuscire a lasciare il buio e rientrare nella luce con un processo di consapevolezza.
Questa è la chiave di lettura di tutta la Floriterapia: produrre consapevolezza attraverso un'adeguata comprensione del fenomeno malattia, malessere.
(...) "La Malattia è una e una sola" e come tale è frutto di uno squilibrio più profondo, nasce dal disagio dovuto a una cattiva comunicazione tra corpi sottili e corpo fisico (...), può essere vista come un teatro o una cattedrale della rinascita. L'utilizzo del suo potenziale presuppone l'aver acquisito la capacità di "conoscere se stessi", il che equivale ad esempio a saper individuare quali siano i migliori strumenti per affrontare i problemi e gli ostacoli del presente. E così si può desiderare legittimamente di voler attaccare il male con l'approcio allopatico il cui scopo principale è eliminare il sintomi, punto e basta, oppure si può decidere anche di guardare "dentro" alla malattia e cercare di capirla secondo il proprio livello di evoluzione. >>


Tratto da: "La floriterapia oltre Bach - I fiori californiani" di Stefania Rossi


Considerazioni personali
La malattia può essere intesa come uno squilibrio e come tale il processo di guarigione comprende, non solo la cura del sintomo, ma anche un processo di comprensione di ciò che ha determinato lo squilibrio.
Non avviare questo tipo di processo, non solo rende più difficile e meno duratura una vera guarigione, ma ci fa anche mancare una preziosa occasione. Per comprendere questo si dovrebbe uscire dalla visione secondo cui le difficoltà della vita (e quindi anche le malattie) che attraversiamo siano frutto di "sfortuna"; ci si richiede invece di sperimentare una visione diversa in cui tutto è in relazione reciproca e in cui siamo immersi in un mondo sovrasensibile/spirituale che pervade la materia.
Andiamo dunque oltre soma (corpo) e psiche (anima/mente) e consideriamo anche lo pneuma (spirito). Queste tre componenti dell'essere umano sono strettamente intrecciate e correlate, esse devono sussistere in armonia tra loro.
Quando si determina uno squilibrio tra le tre componenti si ha la malattia. E il senso di questa malattia, il senso ampio, risuona più o meno così: fermati, cosa stai facendo nella tua vita, quali scelte stai facendo, quale direzione hai preso?
Ed ecco che questo ci porta a riconsiderare noi stessi, a comprenderci nella nostra profondità ed in relazione al mondo (alle nostre relazioni, ai nostri valori, alle nostre priorità, alla nostra visione della vita, ...).
Nella malattia il nostro corpo ci sta comunicando messaggi che arrivano da piani più sottili, non ignoriamoli!

lunedì 19 dicembre 2011

L'Esperienza del Dolore

Ogni esperienza che viviamo ci è maestra.
Il senso stesso dell'esperienza è l'apprendimento e finché non avremo colto il senso di una data esperienza, essa si ripresenterà nella nostra vita.
Il dolore è anch'esso un'esperienza, esso va attraversato e vissuto.Non è possibile evitare i passaggi di dolore se non scegliendo di non apprendere, di rimanere fermi in un dato punto del nostro percorso.
Siamo giunti alla Vita per apprendere, per tornare a noi stessi e alla nostra origine; questo è possibile solo se scegliamo di attraversare consapevolmente le esperienze che la vita ci offre, in particolare quelle dolorose.
Inutile e quanto mai dannosa la resistenza al proprio sentire; lì dove c'è sofferenza, bisogna aprirsi e lasciarla dolcemente evaporare. Lì dove non ci si concede con Fiducia questo spazio di sofferenza,essa rimane inespressa ed incompresa dentro di noi, creando quel sottile e durevole malessere che toglie energie, calore, vigore, luce.
Lasciar andare e accogliere sono due facce della stessa medaglia. Nel momento in cui si accetta la propria sofferenza, che ci si presenta senza senso apparente, e la si guarda mettendola a fuoco, essa si alleggerisce, diviene più accettabile, diviene amica.
Anche se non se ne coglie ancora il senso, essa però non fa più paura: ci si accorge che è sopportabile, accettabile, che è parte di noi, ma non è noi, non è la nostra essenza, è solo uno stato d'animo passeggero, un velo di nebbia tra noi ed il nostro Centro.
Per arrivare al Centro, bisogna attraversare quella nebbia, non c'è altra via.

Vedi anche:
Per una buona vita

venerdì 16 dicembre 2011

Cose quotidiane - Per un'alternativa Sostenibile


"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."

A. Einstein

Stamattina (16-12-2011), mio marito leggeva sul giornale che il nostro attuale primo ministro (Monti) ci allerta che la situazione, già critica, forse non reggerà per molto. Si parla di una possibilità di recessione, un default del paese come è già successo per la Grecia.
E' corretto che io sottolinei che non sono un'esperta di economia, non conosco i movimenti dei mercati, non so fare prognostici, mi confonde sentire parlare di finanza, non so valutare con sicurezza gli effetti di una recessione...sono una persona come tante altre, che osserva e riflette e pensa a cosa sia possibile fare.
Quando stamattina mio marito mi ha riferito di quanto letto sul giornale, ho iniziato a chiedermi: perché aspettare che succeda il peggio? Perché non iniziamo invece a pensare a delle reali alternative partendo da noi invece che attendere soluzioni dall'esterno?

Il fallimento di un modello economico
Sonoormai molte le voci che sostengono che siamo di fronte alla crisi di un sistema economico. Nella mia semplicità considero questo fatto evidente dato che non è solo l'Italia in crisi, ma un po' tutto il mondo occidentale. E sembra sempre più difficile che questo colosso che è l'economia occidentale, si rimetta in piedi.
Stiamo cercando di tenere in vita qualcosa che in vita non lo è più da tempo; una sorta di accanimento terapeutico che sta sfibrando un po' tutti.
Non sono in grado di dare le spiegazioni che darebbe un economista, ma credo di poter sottolineare come tutta la nostra economia si basi sul Dio-denaro e su tutto un sistema virtuale: virtuali sono i bisogni che ci sono stati indotti (oggetti, beni, tipi di svago, etc.), virtuale e tutto il sistema della finanza, virtuale è il denaro nelle banche, e così via.
E' come se avessimo costruito un palazzo di 30 piani, con 30 cm di fondamenta. A forza di aggiungere piani il palazzo inizia a traballare e a crollare su se stesso. Questo è successo perché il tutto si basa su capitali virtuali, che sostengono una produzione basata su bisogni superflui, per generare capitali che si auto-generano virtualmente nelle borse con annesse speculazioni.
Poi arriva anche la questione del debito. I paesi contraggono debiti, i debiti hanno degli interessi e gli interessi sono diventati così alti che è impossibile pagare anche solo quelli; non se ne esce! Ci si strozza, ed ogni cittadino lo sa, per pagare un debito impagabile. Così l'economia si deprime sempre di più, girano sempre meno soldi, e il circolo vizioso si chiude perché il debito aumenta.

Una nuova economia: mettere al centro l'uomo
Se siete d'accordo con me, possiamo dire che così le cose non funzionano e non si prospettano soluzioni, a meno che.....non apriamo la nostra mente e consideriamo alternative davvero diverse.
Se ponendo al centro di tutta la nostra vita economica (ma anche sociale e relazionale) il Dio-denaro le cose non hanno funzionato, forse al centro dovremmo pensare di metterci qualcosa di ben diverso.
Tolte tutte le suppellettili, tolti tutti gli oggetti, tolti i soldi, tolto tutto ciò che non possiamo o non potremo più acquistare cosa rimane? A me sembra che rimanga l'UOMO, che poi altro non è che l'unica cosa essenziale senza cui tutto il resto non avrebbe nemmeno senso.
Sono ormai decenni che da più parti, si stanno alzando molte voci per dire che ora come ora, l'uomo sta rovinando il pianeta in cui vive, che si deve pensare a modelli di vita più eco-sostenibili ed esiste il discorso di un capo indiano in cui egli fa questa previsione: l'uomo bianco morirà sepolto dai suoi stessi rifiuti. Direi che ci siamo arrivati.
Allora togliamo dal centro le cose e mettiamoci noi stessi. Smettiamo di pensare che solo i sodi sostengono la nostra esistenza, smettiamola di preoccuparci se non possiamo comprare...incominciamo invece a guardare chi abbiamo vicino, a guardare le persone davvero, a togliere il denaro dai nostri rapporti. Incominciamo a guardare l'UOMO.
L'uomo può pensare, può sentire e può agire, l'uomo è un essere sociale. Perchè allora non mettiamo in campo tutto ciò che siamo a partire dalle nostre relazioni? Con i familiari, con gli amici, con i conoscenti, con il negoziante con cui scambiamo sempre due parole piacevoli?
Nella nostra vita sicuramente abbiamo messo in piedi molte relazioni (e se non l'abbiamo fatto è il momento di farlo), diamogli valore.
Una volta scrivevo che fosse per me tornerei al baratto, ma amplierei l'uso comune del termine a tutto ciò che è possibile, quindi non solo “Io produco questo o io ho questo”, ma anche “Io so fare questo, io posso insegnare questo, io posso mettere a disposizione questo, io ho determinate conoscenze” e così via...
Provate a pensarci: quante persone conoscete? Cosa sa fare ciascuna di esse (per lo meno per quanto ne sapete, poi magari sanno fare anche molte altre cose che non avete mai pensato) e cosa sapete fare voi (pensate in grande, non siate modesti)? E pensate di mettere come in un grande contenitore tutte queste abilità, conoscenze e tempo....non vedete quale enorme ricchezza di risorse si crea?
E se ci mettessimo tutti in gioco e ci mettessimo a disposizione l'uno dell'altro non sarebbe forse possibile, non solo una vita economicamente più sostenibile, ma soprattutto immensamente più umana?

giovedì 15 dicembre 2011

L'annuncio del Cristo: avvenimento universale


Nei popoli antichi, diversamente da oggi, si aveva una visione spirituale dell'esistenza. Con ciò non si intende dire che essi conducevano una vita simile alla nostra, ma che avevano più fede nella presenza di un Dio o più dei; si vuol dire piuttosto che essi realmente percepivano la presenza del mondo spirituale come reale e tangibile.
Questo tipo di rapporto con il mondo spirituale era a fondamento anche delle antiche religioni “solari”, la cui radice era la concezione del Sole quale aspetto manifesto del principio divino, origine della stessa vita terrena.
Quel che è interessante per noi è che presso i popoli che seguivano i culti legati al Sole, si possono trovare annunci di un evento che avrebbe cambiato per sempre l'evoluzione dell'uomo. E' un punto interessante, perchè mentre oggi siamo abituati a pensare alla Natività come un evento di “proprietà” del Cristianesimo, e quindi legato solo all'Ebraismo dell'antico Testamento, sembrerebbe in realtà che fosse un evento atteso e preannunciato in diversi angoli del mondo.

Il culto del Sole
Nel culto del Dio-anno si osservava come il Sole muore e rinasce nel corso dell'anno e che così fa anche l'uomo con il suo ciclo di vita: egli muore e rinasce. L'anno solare dunque può essere concepito come l'espressione di una legge universale di ritmica evoluzione, ossia quella del tramontare e risorgere.
In questo culto, un momento speciale assumeva significato sacro: il momento in cui la luce, nella parte inferiore dell'eclittica, sembra spegnersi e sparire nella terra e su cui invece nuovamente si eleva il ritmo delle stagioni, ritrovando uno splendore più vivo: il solstizio di inverno.
Poiché come ho scritto precedentemene le antiche religioni solari avevano una visione spirituale dell'esistenza, e consideravano l'uomo dotato di un'anima e/o di uno spirito che sopravvive al corpo, esse vedevano, nella sparizione della luce nel mondo delle tenebre, e nel suo rinascere, il simbolo di ciò che rinasce anche nell'uomo dopo l'esistenza terrena.
Sembrerebbe che nei culti solari della preistoria, ci fosse una sorta di presentimento della nascita dell'autentico “eroe solare”.
Un esempio per quei popoli, valga su tutti: nella tradizione indo-iranica, i seguaci del Dio Solare Mitra, celebravano l'astro della luce e della vita, proprio nei giorni del soltizio di inverno, in una data del resto fatidica per la storia di tutte le religioni.

L'annuncio nelle culture
Facciamo però qualche passo avanti nel tempo, ricordiamo come i veggenti della tradizione biblica si fossero comunicati l'un l'altro l'approssimarsi del giorno della Natività, e come anche in altri popoli fosse stato annunciato il massimo evento dell'evoluzione dell'uomo.
Gli astrologi avevano calcolato nel ciclo l'approssimarsi della Sua stella; le Pizie della Grecia e le Sibille dell'Oriente, nei responsi, predicevano la Sua venuta e Atene elevava altari al “Dio sconosciuto” che avrebbe restituito all'uomo il “corpo incorruttibile” o “corpo di resurrezione”.
Con analogo senso l'intuizione dei poeti evocava l'immagine del Salvatore, attraverso la visione di un nuovo ideale di vita: Vir­gilio cantava il « fanciullo divino » che sarebbe venuto ad instaurare un « nuovo ordine » e a restituire sulla terra la remota « età del­l'oro »; mentre Eschilo aveva già osato affermare che il regno di Giove era presso al tramonto. Così la filosofia, dopo aver raggiunto i culmini della speculazione cosmologica ed etica, aveva detto con Socrate « che occorreva ora attendere che discendesse dal ciclo, per esprimersi, qualcosa di più significativo »
La missione del « Logos solare » sulla Terra viene preannunciata dai Santuari dell'India, dell'Iran e del Caldea, e in particolare dalla visione di Osiride resuscitato, chiamato nelle cripte egizie il « Sole di mezzanotte », o « Portatore luce ».
Gli storici di Roma, Tacito e Svetonio, si volgevano all'Oriente, come per salutare un'alba fatidica. I grandi oracoli del monte ellenico — Delfo e Dodona — cessarono a un tratto di profetare e si chiusero nel silenzio qualche tempo prima della nascita di Gesù quasi a voler significare che il periodo delle visioni e delle divinazioni era sul punto di concludersi, perché stava per giungere Colui che doveva svegliare il Divino nell'intimo della individualità umana, il portatore dell'Io cosmico, il rivelatore della origine spirituale dell'uomo.

L'attesa del cosmo
Sembrerebbe che l'anima di tutta la storia palpiti intorno alla nascita di Cristo: le più chiare e ardite espressioni del pensiero, delle profezie e dell'arte, convergono verso la sua immagine, nel momento della Incarnazione.
Una sorta di attesa cosmica, dunque, una sospensione degli spiriti e delle cose, che si propaga sino al firmamento; una pausa nel tempo fatta di silenzio e di immobilità maestose, precedono la Nascita Divina.
Quando la data comincia ad approssimarsi, già le guerre nel mondo sono cessate: la spada di Roma, che sino ad allora non aveva avuto tregue, riposava nella guaina; il tempio di Giano rimase chiuso. E nel momento in cui la serenità del mondo sembrava rag­giungere un apice universale, il Bimbo atteso nasceva nella capanna di Bethlemme.
Il mattino della natura coincise da allora con il mattino del­l'umanità che si destava a nuova visione dell'essere.


Vedi anche:
Oggi nasce Cristo per noi
La Terra e lo Spirito del Cristo
Natale: dal buo alla luce

martedì 13 dicembre 2011

Le mie prime letture - Recensioni

Di solito arriva per tutti un momento in cui si inizia a farsi delle domande esistenziali: chi sono? cosa ci faccio qui? Qual'è la verità?
Più o meno così è iniziata anche per me la meravigliosa ed eterna strada verso l'auto-conoscenza e verso un nuovo e più autentico rapporto con il mondo. Questo percorso si snoda in tanti modi e può passare per una persona di riferimento, per la lettura di libri, per il contatto con gruppi o per esperienze personali.
Uno dei passaggi che ho fatto e che ricordo con grande piacere, è la lettura di alcuni testi. Ho pensato di riportarne tre che mi sono rimasti nel cuore nel tempo, benché, forse, ora li veda sotto una luce diversa. Rimane per me comunque un legame speciale con questi tre libri che hanno aperto la strada che sto percorrendo.


"Il codice dell'anima" di James Hillman
"Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie - anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli? Se esiste, è il 'daimon', il 'demone' che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er raccontato da Platone. Se esiste, è ciò che si nasconde dietro parole come ""vocazione"", ""chiamata"", ""carattere"". Se esiste, è la chiave per leggere il ""codice dell'anima"", quella sorta di linguaggio cifrato che ci spinge ad agire ma che non sempre capiamo. Dopo anni di indagini sulla psiche, che hanno fatto di lui l'autore di saggi memorabili come ""Il mito dell'analisi"" e ""Re-visione della psicologia"", James Hillmann ha voluto darci con questo libro le prove circostanziate dell'esistenza e dei modi di operare del 'daimon'. E ha scelto una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi non oscuri che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler ai serial killer. Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillmann è riuscito a farci capire che se la psicologia si è dimostrata incapace di spiegare le scelte più profonde che decidono la vita di tutti noi è proprio perché aveva perso contatto con il 'daimon'. E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo compagno segreto dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende."
Capitolo 1 "La teoria della Ghianda e la redenzione della psicologia"
"(...) Non la ragione per cui vivere, non il significato della vita in generale,o la filosofia di un credo religioso: questo libro non ha la pretesa di fornire risposte del genere. Esso vuole rivolgersi piuttosto alla sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragione d'essere; la sensazione che il mondo, vuole che io esista, la sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un'immagine innata, i cui confini va riempiendo nella propria biofrafia. (...)"


"L'eroe dentro di noi- Sei archetipi della nostra vita" di Carol S. Pearson

Introduzione
"Questo libro tratta dei miti che ci aiutano a dare un senso alla nostra vita. La nostra esperienza è letteralmente determinata dall'idea che abbiamo della vita: ci inventiamo storie sul mondo e in gran parte ne viviamo le trame. La forma della nostra vita dipende in misura notevole dal copione che consciamente, o più probabilmente inconsciamente, abbiamo scelto.
Tutti i miti dell'Eroe, sia collettivi sia individuali, ci dicono quali caratteristiche corrispondono al bene, al vero, al bello e di conseguenza ci propongono aspirazioni culturalmente valide. Molti di questi miti sono archetipici. (...)
Gli archetipi sono numerosi. Perché allora dedicare un libro a sei soltanto di essi? La risposta è che, quantunque esista una varietà realmente ampia di miti archetipici, la gran parte di essi non ha sulla nostra evoluzione l'influenza che hanno questi sei. (...)
Gli archetipi qui esaminati sono quelli connessi con il Viaggio dell'Eroe, il viaggio verso l'individualizzazione; sono quegli archetipi che, manifestati nei nostri mondi diurni, ci aiutano a stabilire un'Io forte e quindi ad andare oltre i confini dell'Io, per permettere il pieno fiorire del sè e la sua apertura all'esperienza dell'unità con gli altri e con i mondi naturale e spirituale (...)"
Un utile schema è presente al seguente link: http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/archetipi.pdf


"Spiritualità olistica - L'alba di un nuovo risveglio" di Mario Thanavaro
L'illuminazione e la gioia sono raggiungibili anche oggi se ascoltiamo il cuore saggio e ci prendiamo cura della vita in tutte le sue manifestazioni.


"Ristabilendo il contatto con il mondo interiore, la crescita spirituale dovrà assumere un'importanza prioritaria, poiché se non saremo in grado di fare questo lavoro, necessario per la nostra salute fisica e mentale, non potremo salvarci. Se riusciremo a capire che lo stato di confusione e di squilibrio in cui ci troviamo è il risultato dello squilibrio in cui ogni individuo versa e di cui ogni individuo soffre, ci renderemo conto dell'importanza di riappropriarci del nostro territorio interiore.
L'unica versa serra che dobbiamo coltivare, di fatto, è quella della nostra persona. Attivando il processo di consapevolezza saremo coscienti del corpo, delle emozioni, della mente come esperienza unitaria e tenderemo naturalmente verso la ricomposizione armonica del nostro essere, così da poter vivere pienamente noi stessi e gli altri."
(Tratto dal Capitolo VI)

La Fiaba di Santa Lucia (13 dicembre)

Quando S. Lucia salì in cielo, tutti si meravigliarono nel veder arrivare una persona così giovane. Ben presto la Santa con i suoi modi dolci ed i suoi occhi pieni di luce conquistò tutti e, persino lo scontroso S. Pietro si prese cura di lei come fanno i nonni con i nipoti.Così trascorrevano i giorni allietati di serenità e pace e Lucia si godeva questa sublime situazione, riflettendo su quanto fossero lontane da lei le sofferenze e la cattiveria che regnavano sulla Terra. S. Pietro, che nonostante la sua lunga barba bianca, aveva ancora una vista acutissima, si accorse che un sottile velo di tristezza si era posato sugli occhi celestiali di Lucia e, così, decise di chiamarla a sé per parlarle. S. Lucia gli disse che avrebbe tanto desiderato anche per un solo minuto poter rivedere il suo paese in Sicilia e i suoi poveri.
S. Pietro, fu talmente colpito da quella richiesta che passò giorni e notti fra le morbide nuvole del Paradiso a pensare come potesse esaudire il suo desiderio, finché prese coraggio e decise di parlarne col Padre Eterno. S'incamminò un po' timoroso e quando fu da Lui espose la richiesta tenendo sempre china la testa in segno di profondo rispetto. S. Pietro restò immobile ad aspettare una risposta poi, inaspettatamente, udì uno strano e metallico tintinnio; socchiuse gli occhi e vide che il buon Dio teneva in mano una piccola chiave d'oro. "Tieni Pietro, questa é la chiave che apre una finestrella che dà sul mondo, prendila e portala a S. Lucia" disse il Signore. S. Pietro fu così meravigliato che afferrò la chiave e corse come un ragazzino a cercare la sua Santa bambina, felice di aver esaudito il suo desiderio. Immediatamente gli occhi della santa s'illuminarono e i due salirono su di una nuvoletta che li portò alla magica finestrella. Quando arrivarono, Lucia con la mano tremante, infilò la chiave nella fessura e, come d'incanto, le apparve laggiù il mondo.La giovane fu soddisfatta di quella visione e, per lungo tempo,non desiderò più aprire gli occhi sulle cose terrene. Una notte però, il suo sonno venne turbato da lontani lamenti e pianti. Lucia, preoccupata decise di prendere la chiave per vedere cosa stesse accadendo. Fu in quel momento che la santa vide tutte le cose ingiuste, la vita dissoluta, il male, ma soprattutto vide bambini che soffrivano e piangevano. Rammaricata richiuse piano la finestrella e, una profonda tristezza, calò sui suoi dolcissimi occhi celesti.
Lucia sperava di vedere presto migliorare le cose sulla Terra; la sofferenza dei bambini l'angosciava tantissimo, non sopportando che proprio loro, così immacolati ed indifesi, potessero subire angherie fisiche o morali da parte degli adulti. S.Pietro nel frattempo la osservava in silenzio e, notava man mano che passavano le giornate, il mutamento d'umore di Lucia.Nemmeno al Padre Eterno passò inosservata la cosa e decise di chiamare S. Pietro. "Caro Pietro," disse il Signore "Io so quello che turba S. Lucia. Ella soffre per i patimenti dei bambini e le privazioni alle quali sono sottoposti."disse ed aggiunse: " Ho deciso, daremo l'incarico proprio a Lei di portare una volta all'anno un po' di allegria sulla Terra e, tu Pietro, le dirai che il Signore l'autorizza a scendere il giorno del suo martirio cioè il 13 dicembre per portare doni a tutti i bambini della Terra. Ora vai, corri, voglio che torni la luce in quei santi occhi." S. Pietro fu talmente felice, che, abbracciò il Signore e poi si affrettò a cercare Lucia per darle la bellissima notizia. Subito la santa rimase incredula, ma poi si convinse riempiendosi il cuore di letizia. Ormai mancavano pochi giorni al 13 dicembre, ma Lucia capì ben presto che non disponeva di nulla ed, in Paradiso, non esistevano né pasticcerie, né negozi di giocattoli. Questa volta S. Pietro fu veramente geniale; chiamò S. Lucia e la invitò a prendere la chiave d'oro dicendole di seguirlo."Apri la finestrella e guarda bene"disse Pietro. "Vedi là nello spazio?

Eccolo, lì c'é un cavallino, una bambola, un trenino, là c'é una trombetta, una trottola, li vedi? Sai cosa sono tutti quei giochi? Sono i giochi superflui, inutili, abbandonati e dimenticati dai bambini viziati e mai contenti. I giochi sono come le persone, cercano compagnia e, se nessuno li vuole più, preferiscono andare nello spazio, sperando d'incontrare qualche bimbo disposto a giocare con loro.. su' dai forza, prendine quanti ne vuoi e portali a chi ne ha veramente bisogno" concluse Pietro. "Oh, nonno Pietro, grazie, grazie di cuore" disse S. Lucia e cominciò ad afferrare tutti quei giocattoli abbandonati. La santa lavorò fino alla sera del 12 dicembre e mise tutti i giocattoli in grandi sacchi che appoggiò sulle spalle. Ma cara Lucia, così non arriverai mai con tutto quel carico,pesa troppo" disse Pietro e col suo vocione esclamò: " C'é qualcuno qui che sarebbe disposto ad aiutare S. Lucia?" "Iho...Iho..."Tu, mio dolce asinello? Se a Lucia va bene, andrà bene anche a me" disse Pietro guardando la santa. "Bravo asinello, tu sarai il mio fedele accompagnatore, vedrai, quando ci vedranno i bambini che gioia sarà per loro"disse Lucia accarezzando la generosa bestiola. Ecco come nacque il viaggio di S. Lucia e del suo asinello; da allora non hanno mai mancato all'appuntamento ogni 13 dicembre con i bambini buoni e bravi.

Per informazioni consultare anche Santa Lucia su Wikipedia

lunedì 12 dicembre 2011

Oggi nasce Cristo per noi

Tratto da "Natale - Conferenza, Berlino 1907" di R. Steiner


“Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio spirito” 
Con queste due sentenze il Cristo stesso ha indicato la Terra come il Suo organismo (vedi: La Terra e lo Spirito del Cristo)
E’ possibile iniziare dunque ad avvicinarsi al vincolo vivo tra sé ed il Cristo attraverso l’amore per la Terra e quanto in essa vi è di vivente. Nel sentire questo vincolo vivo con il Cristo sta la coscienza cristiana.

L’evento cosmico per cui l’Io del Cristo entra in rapporto con l’Io umano si ripete ogni anno quando le giornate si accorciano e la Terra fisica si addormenta. E’ in questo periodo che si risveglia la coscienza spirituale della Terra e che noi possiamo entrare in comunicazione immediata con il Suo Spirito. Perciò non è un caso che la Natività del Signore sia stabilita nell’epoca dei giorni più brevi e delle notti più lunghe, dato che in questo avvenimento vi è la presenza dell’anima più elevata dell’evoluzione terrestre.
Ora lo Spirito della Terra non è più impegnato nella vita materiale come nelle stagioni calde, ma si risveglia alla vita spirituale e noi possiamo entrare in contatto diretto con Esso.
Per essere cristiani bisogna sentire il vincolo vivo col Cristo che realmente dimora sulla Terra e che, nel momento in cui sul Golgota il sangue sgorgò dalle ferite, trasferì la sua attività sulla Terra rendendola così partecipe dell’opera di Dio (nel testo originale si parla di Opera del Sole e non di Dio, ma questo aprirebbe tutto un lungo discorso).

La missione del Cristo
Nei tempi che precedettero la venuta del Cristo, troviamo che vi era un amore collegato ai vincoli di sangue; essi infatti dicevano: “Io già ero in Abramo” intendendo che essi si riconoscevano come un unico “Io” legato alla stirpe ed al sangue. Non percepivano cioè realmente l’Io individuale.
Con il Cristo invece fa la sua apparizione l’Amore spirituale, indipendente dal sangue e dalla carne, poiché Egli porta la coscienza dell’Io Sono, l’Io individuale svincolato dai legami di consanguineità. Egli non dice “Io già ero in Abramo”, ma “Prima di Abramo era Io sono” (questa traduzione è diversa da quelle classiche), intendendo che l’Io sono, il principio divino presente in ciascuno, esisteva prima di Abramo, derivando da Dio medesimo.
Per mezzo del Cristo dunque è penetrata dell’uomo la cognizione cosciente dell’”Io Sono”, mentre prima non sentivano la piena divinità dell’entità dell’uomo. Sentivano l’ “IO sono”, ma lo ricollegavano ai propri antenati.
Egli dunque portò la coscienza che esiste nell’uomo qualche cosa di molto più antico, di molto più indipendente.
L’”Io sono” contiene ciò che esiste in ogni singola persona, e l’amore dovrà dunque rivolgersi alle singole persone, in modo indipendente. Colui che farà dipendere l’amore dalla base naturale, dai legami del sangue, non sarà Cristiano nel vero senso; è l’Amore spirituale come vincolo di fratellanza che unisce tutta l’Umanità.

Chi comprende questo, penetra profondamente nell’essenza del pensiero Cristiano e della vita Cristiana e comprende anche perché il Cristo ci dice “Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo”.
Così, sapendo che l’”Io sono” è al di fuori del tempo, poiché deriva da Dio medesimo, si comprende anche l’antifona Natalizia che recita ogni volta “Oggi nasce Cristo per noi”. E’ infatti un avvenimento fuori dal tempo che si compie nuovamente in ogni Notte di Natale e non un avvenimento che ci limitiamo a ricordare.


Vedi anche L'anima dei quattro regni: umano, animale, vegetale e minerale

La Terra e lo Spirito del Cristo



Tratto da “Natale – Conferenza, Berlino 1907” di R. Steiner


La vita di oggi appare fredda, arida, ottusa se confrontata con il sentire caldo e profondo di un tempo, quando era viva l'intuizione dei legami tra l'uomo e l'essenza divina dell'Universo. A molti la vita contemporanea appare concreta, ma la realtà è che i nostri sentimenti sono diventati delle fredde e vuote astrazioni; osserviamo la vita come da dietro un vetro e ci avvertiamo come separati dal resto del'Universo, dalla Terra stessa su cui viviamo e dalle forme di vita che in essa trovano dimora.
Il fatto è che l'uomo ha perduto il contatto diretto con la vita, poiché ha perduto la visione animica degli intimi rapporti esistenti tra lui ed il mondo circostante.

Nel precedente articolo ho descritto come la Terra ed i regni che in essa esistono (minerale, vegetale, animale oltre che umano) siano dotati di un'anima, benché essa sia individuale solo nell'uomo, mentre per gli altri tre regni si parla di un “anima di gruppo” o “Io collettivo” (vedi: L'anima dei quattro regni: umano, animale, vegetale e minerale)
Conoscendo queste cose, ma soprattutto facendone esperienza nel contatto amorevole con la Natura, essa diviene davvero vivente per noi e possiamo varcare i limiti della nostra individualità ed estendere così il nostro sentimento al mondo intorno a noi.
La possibilità di percepire l'essenza spirituale della Terra e della Natura sono il fondamento per divenire UNO con ogni singola cosa che ci circonda, poiché iniziamo a scorgere e a sentire con l'anima e lo spirito quest'essenza.

I cicli della Natura(vedi: Natale: dal buio alla luce)
A Primavera si allungano le giornate e la luce si riversa su di noi, tutto si riveste di verde. In questo periodo dell'anno noi possiamo scorgere non solo ciò che appare alla vista fisica, ma anche qualcosa che è in rapporto con l'Anima e che si espande verso l'alto.
Di Inverno vediamo invece come l'Anima della Terra si avvii verso il sonno: le giornate si accorciano, la luce diminuisce, e la Natura si ritrae così come noi quando la sera siamo stanchi.
Sappiamo che la Terra è un organismo vivente, dotato di corpo astrale (vedi: articolo precedente), ed esso subisce dei cambiamenti nelle varie stagioni. Nell'epoca in cui la vita rinasce sulla Terra, il suo corpo astrale è impegnato nell'esistenza materiale affinché le piante crescano e germoglino e tutto si sviluppi; si ha quindi una manifestazione dello Spirito della Terra. Quando invece in Autunno il suo corpo astrale si addormenta, esso passa ad un'attività spirituale.

“Come diversamente ci moviamo per il mondo, quando sappiamo che ad ogni passo siamo circondati da esseri di cui vediamo le azioni!” (cit. “Natale – Conferenza, Berlino 1907 di R. Steiner)


Il sonno dell’uomo e il sonno della Terra
Quando l’uomo si addormenta, avviene un processo vitale (avrò modo di descriverlo in futuro) per cui a poco a poco il corpo astrale e l’Io dell’uomo si ritirano dal corpo fisico e si librano nel mondo spirituale da cui, (parlando sinteticamente) attingono forze per il nuovo giorno. Se l’uomo potesse conservare il suo stato di coscienza quando dorme, egli si sentirebbe circondato dal mondo e dall’azione spirituale ed entrerebbe in un’altra forma di esistenza, poiché in lui sarebbe desta la coscienza spirituale.
La stessa cosa avviene per la Terra.Come per l’uomo, quando la Terra a Primavera e in Estate è desta, il suo corpo astrale è impegnato nell’esistenza materiale, ma quando la vita si ritira (così come quando l’uomo si addormenta) il corpo astrale può liberarsi dall’attività materiale e dedicarsi ad un’attività spirituale.
Proprio quando la Natura appare dormire, essa dunque è più cosciente e più diretto può essere il contatto tra l’uomo e la natura a livello di comunicazione spirituale.

Chi è lo Spirito della Terra?
Lo Spirito della Terra è il Cristo ed essa dunque è il Suo organismo. Ecco in quale senso è corretto dire che il creato è la manifestazione del Dio vivente.
Egli lo affermò quando accennando a ciò che di solido produce la Terra disse “Questo è il mio corpo” e accennando ai succhi che scorrono sulla Terra disse “Questo è il mio sangue”.
Questo non fu sempre così, ma ci fu un mutamento che portò alle condizioni in cui viviamo noi, con l’avvento del Cristo stesso. Quando sul Golgota sgorgò il sangue dalle ferite questo evento modificò il corpo astrale della Terra; si tratò di un evento cosmico poiché da qual momento l’Io del Cristo passò nella Terra e si congiunse con Essa.
Oggi dunque noi possiamo vedere il Cristo quale Spirito centrale della Terra.
 Nel sentire il vincolo vivo tra sé stesso e lo Spirito del Cristo sta la coscienza cristiana ed il senso delle parole: “Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del mondo”.

L'Anima dei quattro regni: umano, animale,vegetale e minerale


L'uomo
In altri articoli abbiamo descritto come l’uomo sia triarticolato in corpo, anima e Spirito (vedi L'uomo: i 4 corpi costitutivi) .
Nell’uomo l’anima è un principio individuale, in quanto dimora, per così dire, in un corpo separato. Essa è la sede della vita interiore (dove risiedono sentimenti e pensieri) e della coscienza del mondo esterno.

Il regno animale
Nel medesimo articolo ho accennato al fatto che anche gli animali hanno un’anima; non a caso la parola anima è contenuta nell’etimologia del sostantivo anima-li. Tuttavia nel caso del regno animale siamo di fronte ad un “Io collettivo” o “Anima di gruppo” e non individuale come nel caso dell’uomo. Essa dimora non sul piano fisico, ma su quello astrale e su questo piano gli “Io collettivi” sono come delle personalità separate, così come sul piano fisico la persona umana è separata dalle altre.
Tutti i singoli gruppi di specie affini hanno una comune “Anima di gruppo” e la distanza che separa gli animali di una specie, la distanza fisica, non ha nulla a che fare con ciò, essi comunque appartengono al medesimo “Io collettivo”.
Come le dieci dita appartengono ad una determinata persona, così, per esempio, tutti i leoni appartengono all’anima collettiva del leone” (cit. “Natale” di R. Steiner – conferenza Berlino 1907)
La caratteristica di queste singole anime collettive è la saggezza, per quanto gli animali appaiano a noi poco saggi; anzi, esse sono infinitamente più sagge dell’Io umano sul piano fisico, e per comprenderlo è sufficiente osservare i meravigliosi istinti dei singoli animali.

Il regno vegetale
Anche nel caso del regno vegetale possiamo parlare di un “Io” o “Anima collettiva”, ma essa dimora non nel piano astrale, bensì in un mondo ancora più elevato (denominato Devachan). La dimora delle piante, dei loro “Io collettivi”, è il centro della terra.
Queste Anime collettive sono ben poche, perchè ciascuna di esse comprende un numero molto grande delle piante presenti nel mondo fisico.
La Terra stessa è un organismo vivente e completo e le piante ne fanno parte come i capelli fanno parte di un organismo umano. Esse dunque non sono esseri autonomi, ma parti dell'organismo Terra e da questo si può comprendere come il dolore ed il piacere delle piante siano il dolore ed il piacere della Terra.
La Terra soffre se si strappa una pianta con le radici, mentre se si lede una pianta nelle sue parti superiori (come quando si miete il grano) essa prova piacere e sollievo come la mucca quando il vitello succhia il latte.
Sapendo questo possiamo iniziare a sentire all'unisono con l'organismo terrestre, imparando a conoscerne il dolore ed il piacere. Essa, per questa via, diventa per noi sempre più piena d'anima e di spirito.

Il regno minerale
Il regno minerale è solo apparentemente privo di vita. Anch'esso prova sensazioni di dolore e piacere.
Sarebbe facile pensare che quando rompiamo la roccia con un martello o sciogliamo sale in acqua, ciò provochi dolore alla Natura, invece al contrario tutto ciò che si disgrega, che si scioglie nel mondo naturale produce gioia nella Natura, mentre tutto ciò che sii cristallizza, solidifica, si condenza le produce dolore.
Questo si chiarisce se consideriamo che la Terra era originariamente un globo liquido-incandescente e tutta la materia vi si trovava allo stato di fusione. Per poter diventare la solida Terra su cui noi dimoriamo essa dovette però consolidarsi e questo processo produsse una sensazione di dolore nel regno minerale. Per tanto, sempre considerando la Terra un'organismo vivente, possiamo sapere che la sua ossatura si è formata nel dolore.

Queste considerazioni ci aiutano a penetrare nuovamente negli intimi rapporti (dimenticati) tra l'uomo ed il mondo circostante, restituendoci la sensazione di come vibri in modo spirituale anche la Natura e l'Universo. Su questa strada ciascuno di noi potrà sentire, come un tempo avveniva, il caldo amore che pervade l'Universo.


Vedi anche 
Natale: dal buio alla luce
L'Uomo: i 4 corpii costitutivi
Perchè mangiare biodinamico: alimentazione
Perchè il biologico - Alimentazione

domenica 11 dicembre 2011

Incanto d'amore - Poesia

Giungeva piano
il vento sinuoso,
come bacio di ninfa eterea,
come battito d'ali limpide.
Dall'alto di scogli aggrovigliati,
il respiro prese il volo,
e l'incanto di innamorò
dell'attimo.
Il cielo toccò allora,
l'infinito.
Antichi profeti
s'inchinarono flessuosi
all'incedere del tempo.

Il processo di Incarnazione

C'è una stretta relazione tra le fasi della vita dell'individuo e quelle dell'umanità. Si può dire che lo stesso percorso che compie ciascuno nel corso della sua esistenza, ripercorra le fasi di evoluzione che ha attraversato l'umanità. Ma questa relazione la vedremo successivamente.


La discesa dal mondo spirituale: atto d'amore
Condivido il pensiero secondo cui proveniamo da un mondo spirituale e ad esso dobbiamo ritornare; che la nostra anima ed il nostro spirito hanno scelto di fare questa esperienza terrena per apprendere quanto serviva alla loro evoluzione e che, quindi, viviamo immersi in una dimensione spirituale di cui la materia non è che una manifestazione.
Con ciò non intendo assolutamente affermare che la materia, e la vita che in essa si svolge, non siano degne di nota, né siano rilevanti di fronte all'immensità spirituale cui siamo connessi; al contrario l'esperienza terrena è un atto di grande amore della nostra parte non visibile che ha scelto di discendere sulla terra.
Questo atto di amore si fonda sul fatto che l'esperienza terrena e nella materia, non è semplice per la nostra parte animico-spirituale, è molto dura, piena di ostacoli, densa di sofferenze e fatta di attriti; molto più soave ed armoniosa appare la vita nel mondo spirituale per quelle anime che scelgono di non incarnarsi.
Se la nostra parte animico-spirituale compie dunque questo atto di "coraggio" nello scegliere di vivere una vita terrena, certo deve essere un grande atto di amore. Si ridiscende dal mondo spirituale perché si desidera completare la propria evoluzione sciogliendo i nodi del proprio Karma e perché, così facendo, si desidera dare il proprio contributo all'evoluzione dell'umanità.


Incarnazione e fasi della vita
Partiamo quindi dal presupposto, la cui veridicità ciascuno dovrà ricercare da sè, che siamo costituiti oltre che da un corpo fisico, anche da una componente animico-spirituale. Questa componente che proviene da un mondo di natura uguale alla sua, sceglie di incarnarsi in questa vita terrena e di compiere qui parte del suo percorso.
Come si accennava negli articoli sulla biografia, proprio perchè proviene dai mondi spirituali, il bambino appena nato, e in particolare nei primi tre anni di vita, vive ancora immerso in questa dimensione spirituale. Egli è fuso con il tutto, percepisce la natura sacra della natura, avverte gli oggetti come animati (a volte infatti gli dà un nome). Alcuni sostengono che il bambino in questa prima fase sia ancora in diretto contatto con il mondo spirituale e che lo percepisca. Infatti egli dorme molto (la maggior parte del tempo), poichè nel dormire egli sprofonda in questa dimensione che gli è più familiare.
Solo un po' alla volta, ed in particolare a partire da quando inizia a dire "Io", comincia il vero processo di incarnazione. Dire "Io" rappresenta il primo momento in cui l'essere in divenire inizia a distinguere se stesso dal tutto, e quindi riconosce i propri confini.
Nei vari passaggi della vita, che non descriverò in questo momento, la parte animico-spirituale si inserisce sempre più nella parte fisica. Si perde un po' alla volta il contatto con il mondo spirituale, e mentre il bambino piccolo è tutto sognante, l'adolescente che vive grandi cambiamenti fisici (come una sorta di "caduta dal Paradiso") si trova in una fase in cui affronta la contrapposizione tra la materia e lo spirito. Egli a dir la verità, sente la preponderanza della materia (non a caso vediamo spesso negli adolescenti corpi goffi e sgraziati).
Tutti questi passaggi ci dicono come lo Spirito scenda e penetri un po' alla volta nel corpo. Il compito successivo della vita sarà di equilibrare la parte spirituale con quella materiale, per poi tornare a dare maggior rilevanza alla parte spirituale nella fase calante della vita.


L'incontro del piano animico-spirituale con quello fisico, si può rappresentare come nel disegno a sinistra.
Al momento della nascita (l'estremità sinistra del disegno) lo Spirito non si è ancora incarnato e il bambino vive più nel mondo spirituale che in quello fisico.
Fino al 21esimo anno d'età (rappresentato dal primo incrocio a sinistra delle due linee), o comunque finchè si è completato il processo di formazione fisica, si ha una graduale discesa dello Spirito nella materia. Nel disegno vediamo infatti che la linea dello Spirito scende, mentre quella del corpo fisico sale, dato che esso si sta formando e l'individuo sta crescendo.
Tra il 21esimo anno e circa l'età di 42 anni (il secondo incrocio verso destra), si ha una sorta di equilibrio tra i processi di formazione del corpo e gli influssi spirituali. E' la fase in cui abbiamo maggiori forze per intervenire nel nostro destino.
Dopo i 42 anni inizia un processo di decadimento del corpo fisico e lo Spirito torna a rivolgersi verso i mondi spirituali. Da quest'età se non ci si rivolge alle forze spirituali, ma si tenta di vivere come eterni giovani, la nostra essenza spirituale inizierà a decadere insieme al corpo.

giovedì 8 dicembre 2011

L'Uomo: i 4 corpi costitutivi

 Nei miei post precedenti ho spesso parlato dei corpi costitutivi dell'uomo, senza aver mai l'occasione di farlo in modo dettagliato. Credo sia necessario spiegare a cosa faccio riferimento poiché ne parlerò anche in futuro. Si tratta dii: corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e Io (o Organizzazione dell'Io).
Ma prima di addentrarmi nella spiegazione mi preme specificare che parlare dei 4 corpi che costituiscono l'uomo è solo uno dei possibili punti di vista; ciò non significa che non sia valido, ma che si debba considerare che è una delle angolazioni da cui può essere guardato l'essere umano e che ce ne sono anche altre che completano il quadro.
Per chiarire questo punto accenno alla suddivisione in corpo, anima e Spirito. Quando si guarda l'Uomo da questo punto di vista, non stiamo parlando di qualcosa di totalmente diverso, semplicemente lo stiamo guardando da un'altra prospettiva.



Il modo in cui parlerò di com'è costituito l'uomo si rifà ai principi e alle conoscenze comunicate da Rudolf Steiner, fondatore dell'Antroposofia, detta anche Scienza dello spirito. Tutta l'Antroposofia si fonda sul principio che l'uomo sia molto di più della sua parte materiale e che sia dotato anche di una parte non visibile, che in modo generico potremmo definire spirituale.
Per chi condivide questa visione possiamo dunque procedere.


Il corpo fisico.
Viene detto anche corpo minerale in quanto è la parte materiale del nostro corpo, propriamente costituita di minerali. Lo si distingue dla corpo fisico comunemente inteso in quanto è la parte che percepiamo con i sensi fisici, quella che (con termini un po' cupi) rimane di noi quando la vita se ne va.
Il corpo fisico è in relazione con la Forma dell'essere umano, con l'elemento Terra (mi riferisco ai 4 elementi e non ai 5 della cultura cinese) e con il regno minerale.


Il corpo eterico.
Detto anche corpo vivente o corpo delle forze formative, è il corpo grazie a cui parliamo di un essere permeato di vita. Esso è l'involucro invisibile (uno dei corpi che formano l'aura) del corpo fisico. Le caratteristiche di questo corpo sono che esso costituisce le foze che rendono possibile: crescita, riproduzione e nutrizione Infatti anche il regno vegetale lo possiede insieme al corpo minerale.
E' la parte costitutiva che porta vitalità; essa come elemento è assimilata all'Acqua.



Il corpo astrale.
Corpo fisico e corpo eterico sono quelli che quando si parla di corpo, anima e spirito, costituiscono insieme il corpo,mentre l''anima si può assimilare a quello che ora chiamiamo corpo astrale. "Gli animali e l'uomo non solo sono dotati di un corpo fisico e di vita, ma possiedono anche pulsioni sitintive, esperienze interiori e coscienza del mondo esterno. (...) Il corpo astrale è la sede da una parte della vita interiore, dall'altra della coscienza del mondo esterno.(...) L'anima è là dove sorge la coscienza, dove risiedono i sentimenti e i pensieri. E' anche là dove le impressioni dei sensi vengono sperimentate. Gli organi di senso ci danno la possibilità di percepire il mondo materiale, ma sono anche le finsetre attraverso cui la realtà fisica si rivela all'anima" (cit.Medicina antroposofica di Michael Evans e Iain Rodger).
 Esso inoltre è la sede di tre funzioni: pensare, sentire e volere. la salute del corpo astrale è data dall'equilibrio tra queste tre parti.
Anche il regno animale possiede questo corpo, che viene assimilato all'elemento Aria.

Io o Organizzazione dell'Io
E' il nucleo del nostro essere composto di essenza spirituale. I suoi compiti, parlando in modo sintetico, sono: organizza, crea equilibrio, mette in rapporto, filtra, protegge. L'Io è il principio che guida gli altri corpi e li organizza.
Esso ci permette di avviare processi di Autocoscienza e conoscenza della nostra interiorità, ci permette inoltre di filtrare la forza dei sentimenti. Grazie ad esso non possiamo mettere qualcosa di nostro nel mondo esterno e non solo ricevere con un movimento che parte da dentro. L'Io è il principio che ci dà uno scopo, un fine nella vita e avere presente questo scopo ci consente anche di costruire un corretto rapporto tar le tre funzioni dell'anima (pensare, sentire, volere).
Esso è la parte che, nella distinzione tra corpo, anima e Spirito, si associa allo Spirito. "Questo è il nocciolo centrale della persona, l'identità del sè attorno a cui i pensieri e i sentimenti vanno e vengono. (...) La libertà nella misura in cui la raggiungiamo, è una conquista dell'Io. Solo l'uomo può scegliere tra un comportamento istintivo e un comportamento dettato da motivi superiori (...)" (cit.Medicina antroposofica di Michael Evans e Iain Rodger).e ciò è possibile grazie all'Io.