Gaia attendeva quel giorno con una
certa emozione, con un'aspettativa ottimista, ma anche con tutta la leggerezza
del cuore che da sempre la caratterizzava. Erano ormai diversi mesi che non
sembrava succedere nulla di speciale, le giornate invernali si erano susseguite senza sole e aveva
piovuto molto. La terra era carica d'acqua e l'aria pesante di umidità. Un
cielo quasi sempre grigio sembrava immobile sopra le sue giornate che si svolgevano con un ritmo monotono, quasi cantilenante.
All'inizio dell'inverno, quando avevano iniziato le piogge ed il freddo, Gaia era stata quasi insofferente e anche se la Primavera era ancora tanto lontana, già l'attendeva sentendo il calore estivo, che il suo corpo aveva raccolto, dissolversi velocemente.
Durante l'Autunno si era preparata, senza rendersene quasi conto, al lungo Inverno che l'attendeva. Seguendo il ritmo delle stagioni, si era preparata un piccolo e caldo spazio luminoso dove attendere il ritorno del Sole.
L'insofferenza piano piano si era dissipata, il suo respiro, di giorno in giorno, si era fatto più lieve e ritmico, i suoi movimenti più contenuti e più lenti, quasi come la natura che riposa durante le stagioni fredde, per poi esplodere di vita e colori al ritorno della bella stagione.
Gaia amava pensarsi come un semino posato nel terreno, un semino che durante il freddo inverno riposa nella gelida terra, a volte ammantata di una candida coperta di neve.
Com'è paziente la natura, si ripeteva spesso, come sa attendere il giusto tempo per mesi interi, con lentezza e saggezza, coltivando il suo spazio caldo, fino a quando giunge il momento per germinare.
Mancavano pochi giorni ormai all'equinozio di primavera, il sole piano piano tornava a scaldare le sue giornate, e si sentiva in tutta la campagna circostante come un fremere di vita ancora inespressa.
All'inizio dell'inverno, quando avevano iniziato le piogge ed il freddo, Gaia era stata quasi insofferente e anche se la Primavera era ancora tanto lontana, già l'attendeva sentendo il calore estivo, che il suo corpo aveva raccolto, dissolversi velocemente.
Durante l'Autunno si era preparata, senza rendersene quasi conto, al lungo Inverno che l'attendeva. Seguendo il ritmo delle stagioni, si era preparata un piccolo e caldo spazio luminoso dove attendere il ritorno del Sole.
L'insofferenza piano piano si era dissipata, il suo respiro, di giorno in giorno, si era fatto più lieve e ritmico, i suoi movimenti più contenuti e più lenti, quasi come la natura che riposa durante le stagioni fredde, per poi esplodere di vita e colori al ritorno della bella stagione.
Gaia amava pensarsi come un semino posato nel terreno, un semino che durante il freddo inverno riposa nella gelida terra, a volte ammantata di una candida coperta di neve.
Com'è paziente la natura, si ripeteva spesso, come sa attendere il giusto tempo per mesi interi, con lentezza e saggezza, coltivando il suo spazio caldo, fino a quando giunge il momento per germinare.
Mancavano pochi giorni ormai all'equinozio di primavera, il sole piano piano tornava a scaldare le sue giornate, e si sentiva in tutta la campagna circostante come un fremere di vita ancora inespressa.
Nel suo vasetto di vetro, riempito
con umido cotone, due piccoli e scuri fagioli stavano mettendo radice. Gaia
sapeva che tra poco sarebbe giunto il momento di spostarli in un vaso di terra e posare il vaso in
un punto il cui il sole potesse aiutare quella nuova vita a crescere.
Era molto emozionata all’idea di vedere come sarebbe stata la sua piantina di fagioli color della terra scura e fertile.
Era molto emozionata all’idea di vedere come sarebbe stata la sua piantina di fagioli color della terra scura e fertile.
Nessun commento:
Posta un commento