giovedì 15 dicembre 2011

L'annuncio del Cristo: avvenimento universale


Nei popoli antichi, diversamente da oggi, si aveva una visione spirituale dell'esistenza. Con ciò non si intende dire che essi conducevano una vita simile alla nostra, ma che avevano più fede nella presenza di un Dio o più dei; si vuol dire piuttosto che essi realmente percepivano la presenza del mondo spirituale come reale e tangibile.
Questo tipo di rapporto con il mondo spirituale era a fondamento anche delle antiche religioni “solari”, la cui radice era la concezione del Sole quale aspetto manifesto del principio divino, origine della stessa vita terrena.
Quel che è interessante per noi è che presso i popoli che seguivano i culti legati al Sole, si possono trovare annunci di un evento che avrebbe cambiato per sempre l'evoluzione dell'uomo. E' un punto interessante, perchè mentre oggi siamo abituati a pensare alla Natività come un evento di “proprietà” del Cristianesimo, e quindi legato solo all'Ebraismo dell'antico Testamento, sembrerebbe in realtà che fosse un evento atteso e preannunciato in diversi angoli del mondo.

Il culto del Sole
Nel culto del Dio-anno si osservava come il Sole muore e rinasce nel corso dell'anno e che così fa anche l'uomo con il suo ciclo di vita: egli muore e rinasce. L'anno solare dunque può essere concepito come l'espressione di una legge universale di ritmica evoluzione, ossia quella del tramontare e risorgere.
In questo culto, un momento speciale assumeva significato sacro: il momento in cui la luce, nella parte inferiore dell'eclittica, sembra spegnersi e sparire nella terra e su cui invece nuovamente si eleva il ritmo delle stagioni, ritrovando uno splendore più vivo: il solstizio di inverno.
Poiché come ho scritto precedentemene le antiche religioni solari avevano una visione spirituale dell'esistenza, e consideravano l'uomo dotato di un'anima e/o di uno spirito che sopravvive al corpo, esse vedevano, nella sparizione della luce nel mondo delle tenebre, e nel suo rinascere, il simbolo di ciò che rinasce anche nell'uomo dopo l'esistenza terrena.
Sembrerebbe che nei culti solari della preistoria, ci fosse una sorta di presentimento della nascita dell'autentico “eroe solare”.
Un esempio per quei popoli, valga su tutti: nella tradizione indo-iranica, i seguaci del Dio Solare Mitra, celebravano l'astro della luce e della vita, proprio nei giorni del soltizio di inverno, in una data del resto fatidica per la storia di tutte le religioni.

L'annuncio nelle culture
Facciamo però qualche passo avanti nel tempo, ricordiamo come i veggenti della tradizione biblica si fossero comunicati l'un l'altro l'approssimarsi del giorno della Natività, e come anche in altri popoli fosse stato annunciato il massimo evento dell'evoluzione dell'uomo.
Gli astrologi avevano calcolato nel ciclo l'approssimarsi della Sua stella; le Pizie della Grecia e le Sibille dell'Oriente, nei responsi, predicevano la Sua venuta e Atene elevava altari al “Dio sconosciuto” che avrebbe restituito all'uomo il “corpo incorruttibile” o “corpo di resurrezione”.
Con analogo senso l'intuizione dei poeti evocava l'immagine del Salvatore, attraverso la visione di un nuovo ideale di vita: Vir­gilio cantava il « fanciullo divino » che sarebbe venuto ad instaurare un « nuovo ordine » e a restituire sulla terra la remota « età del­l'oro »; mentre Eschilo aveva già osato affermare che il regno di Giove era presso al tramonto. Così la filosofia, dopo aver raggiunto i culmini della speculazione cosmologica ed etica, aveva detto con Socrate « che occorreva ora attendere che discendesse dal ciclo, per esprimersi, qualcosa di più significativo »
La missione del « Logos solare » sulla Terra viene preannunciata dai Santuari dell'India, dell'Iran e del Caldea, e in particolare dalla visione di Osiride resuscitato, chiamato nelle cripte egizie il « Sole di mezzanotte », o « Portatore luce ».
Gli storici di Roma, Tacito e Svetonio, si volgevano all'Oriente, come per salutare un'alba fatidica. I grandi oracoli del monte ellenico — Delfo e Dodona — cessarono a un tratto di profetare e si chiusero nel silenzio qualche tempo prima della nascita di Gesù quasi a voler significare che il periodo delle visioni e delle divinazioni era sul punto di concludersi, perché stava per giungere Colui che doveva svegliare il Divino nell'intimo della individualità umana, il portatore dell'Io cosmico, il rivelatore della origine spirituale dell'uomo.

L'attesa del cosmo
Sembrerebbe che l'anima di tutta la storia palpiti intorno alla nascita di Cristo: le più chiare e ardite espressioni del pensiero, delle profezie e dell'arte, convergono verso la sua immagine, nel momento della Incarnazione.
Una sorta di attesa cosmica, dunque, una sospensione degli spiriti e delle cose, che si propaga sino al firmamento; una pausa nel tempo fatta di silenzio e di immobilità maestose, precedono la Nascita Divina.
Quando la data comincia ad approssimarsi, già le guerre nel mondo sono cessate: la spada di Roma, che sino ad allora non aveva avuto tregue, riposava nella guaina; il tempio di Giano rimase chiuso. E nel momento in cui la serenità del mondo sembrava rag­giungere un apice universale, il Bimbo atteso nasceva nella capanna di Bethlemme.
Il mattino della natura coincise da allora con il mattino del­l'umanità che si destava a nuova visione dell'essere.


Vedi anche:
Oggi nasce Cristo per noi
La Terra e lo Spirito del Cristo
Natale: dal buo alla luce

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