Nei popoli antichi, diversamente da
oggi, si aveva una visione spirituale dell'esistenza. Con ciò non si
intende dire che essi conducevano una vita simile alla nostra, ma che
avevano più fede nella presenza di un Dio o più dei; si vuol dire
piuttosto che essi realmente percepivano la presenza del mondo
spirituale come reale e tangibile.
Questo tipo di rapporto con il mondo
spirituale era a fondamento anche delle antiche religioni “solari”,
la cui radice era la concezione del Sole quale aspetto manifesto
del principio divino, origine della stessa vita terrena.
Quel che è interessante per noi è che
presso i popoli che seguivano i culti legati al Sole, si possono
trovare annunci di un evento che avrebbe cambiato per sempre
l'evoluzione dell'uomo. E' un punto interessante, perchè mentre oggi
siamo abituati a pensare alla Natività come un evento di “proprietà”
del Cristianesimo, e quindi legato solo all'Ebraismo dell'antico
Testamento, sembrerebbe in realtà che fosse un evento atteso e
preannunciato in diversi angoli del mondo.
Il culto del Sole
Nel culto del Dio-anno si osservava
come il Sole muore e rinasce nel corso dell'anno e che così fa anche
l'uomo con il suo ciclo di vita: egli muore e rinasce. L'anno solare
dunque può essere concepito come l'espressione di una legge
universale di ritmica evoluzione, ossia quella del tramontare e
risorgere.
In questo culto, un momento speciale
assumeva significato sacro: il momento in cui la luce, nella parte
inferiore dell'eclittica, sembra spegnersi e sparire nella terra e su
cui invece nuovamente si eleva il ritmo delle stagioni, ritrovando
uno splendore più vivo: il solstizio di inverno.
Poiché come ho scritto precedentemene
le antiche religioni solari avevano una visione spirituale
dell'esistenza, e consideravano l'uomo dotato di un'anima e/o di uno
spirito che sopravvive al corpo, esse vedevano, nella sparizione
della luce nel mondo delle tenebre, e nel suo rinascere, il simbolo
di ciò che rinasce anche nell'uomo dopo l'esistenza terrena.
Sembrerebbe che nei culti solari della
preistoria, ci fosse una sorta di presentimento della nascita
dell'autentico “eroe solare”.
Un esempio per quei popoli, valga su
tutti: nella tradizione indo-iranica, i seguaci del Dio Solare Mitra,
celebravano l'astro della luce e della vita, proprio nei giorni del
soltizio di inverno, in una data del resto fatidica per la storia di
tutte le religioni.
L'annuncio nelle culture
Facciamo però qualche passo avanti nel
tempo, ricordiamo come i veggenti della tradizione biblica si fossero
comunicati l'un l'altro l'approssimarsi del giorno della Natività, e
come anche in altri popoli fosse stato annunciato il massimo evento
dell'evoluzione dell'uomo.
Gli
astrologi avevano calcolato nel ciclo l'approssimarsi della Sua
stella; le Pizie della Grecia e le Sibille dell'Oriente, nei
responsi, predicevano la Sua venuta e Atene elevava altari al “Dio
sconosciuto” che avrebbe restituito all'uomo il “corpo
incorruttibile” o “corpo di resurrezione”.
Con
analogo senso l'intuizione
dei poeti evocava l'immagine
del Salvatore, attraverso la visione di un nuovo ideale di vita:
Virgilio cantava il « fanciullo divino » che sarebbe venuto ad
instaurare un « nuovo ordine » e a restituire sulla terra la remota
« età dell'oro »; mentre Eschilo aveva già osato affermare
che il regno
di Giove era presso al tramonto. Così la filosofia, dopo aver
raggiunto i culmini della speculazione cosmologica ed etica, aveva
detto con Socrate « che occorreva ora attendere che discendesse dal
ciclo, per esprimersi, qualcosa di più significativo »
La missione del « Logos solare » sulla
Terra viene preannunciata dai Santuari dell'India, dell'Iran e del
Caldea, e in particolare dalla visione di Osiride resuscitato,
chiamato
nelle cripte egizie il « Sole di mezzanotte », o « Portatore luce
».
Gli storici di
Roma, Tacito e Svetonio, si volgevano all'Oriente,
come per salutare un'alba fatidica. I grandi oracoli del monte
ellenico — Delfo e Dodona — cessarono a un tratto di profetare
e si chiusero nel silenzio qualche tempo
prima della nascita di Gesù
quasi a voler significare che il periodo delle visioni e delle
divinazioni era sul punto di concludersi, perché stava per giungere
Colui che doveva svegliare il Divino nell'intimo della individualità
umana, il portatore dell'Io cosmico, il rivelatore della origine
spirituale dell'uomo.
L'attesa del cosmo
Sembrerebbe che l'anima di tutta la storia palpiti intorno alla nascita di Cristo: le più chiare e
ardite espressioni del pensiero, delle profezie e dell'arte,
convergono verso la sua immagine, nel momento della Incarnazione.
Una sorta di attesa cosmica, dunque,
una sospensione degli spiriti e delle cose, che si propaga sino al
firmamento; una pausa nel tempo fatta di silenzio e di immobilità
maestose, precedono la Nascita Divina.
Quando la data
comincia ad approssimarsi, già le guerre nel mondo sono cessate: la
spada di Roma, che sino ad allora non
aveva avuto tregue, riposava
nella guaina; il tempio di Giano rimase
chiuso. E nel momento in cui la serenità del mondo sembrava
raggiungere un apice universale, il Bimbo atteso nasceva
nella capanna di Bethlemme.
Il mattino della natura coincise da
allora con il mattino dell'umanità che si destava a nuova
visione dell'essere.
Vedi anche:
Oggi nasce Cristo per noi
La Terra e lo Spirito del Cristo
Natale: dal buo alla luce
Nessun commento:
Posta un commento